L’area archeologica delle Grotte di Catullo conserva al suo interno i resti di una delle maggiori ville residenziali dell’Italia settentrionale. Collocata in una posizione eccezionale, sulla punta della penisola di Sirmione, domina dall’alto dello sperone roccioso l’intero bacino del Lago di Garda.
La villa occupa un’area di circa 2 ettari ed è circondata da uno storico uliveto composto da oltre 1500 piante.
All’interno dell’area archeologica, dal 1999 è aperto il piccolo ma rilevante Museo archeologico di Sirmione, che espone reperti provenienti da Sirmione e da alcuni siti del basso Garda.
Dal Rinascimento le strutture sono state chiamate “Grotte di Catullo” a indicare i vani crollati, coperti dalla vegetazione, entro i quali si poteva entrare come in cavità naturali.
Il riferimento a Catullo deriva dai versi del poeta latino di origine veronese, morto nel 54 a.C., che canta Sirmione, gioiello tra tutte le isole e penisole dei mari e dei laghi.
I primi scavi con finalità scientifiche del sito risalgono alla metà dell’Ottocento ma, solo dopo l’acquisizione pubblica dell’area fra il 1947 e il 1949, vennero eseguite ampie ricerche che portarono alla pubblicazione (1956) di una prima guida del complesso, correttamente interpretato come sontuosa villa romana.
La villa che possiamo oggi visitare copre un’area complessiva di circa due ettari. Ha pianta di forma rettangolare (m 167 x 105) con due avancorpi sui lati brevi e si sviluppa su tre piani, di cui l’inferiore realizzato attraverso ingenti sbancamenti del sottosuolo roccioso e con possenti sostruzioni.
L’ingresso principale era a sud, verso la terraferma, e dava accesso al piano superiore residenziale e dotato anche di un settore termale. Allo stesso livello, lungo i lati lunghi, si sviluppavano, affiancati, loggiati e terrazze scoperte fino al belvedere proteso sull’acqua. Il settore centrale della residenza era invece occupato da un grande spazio aperto rettangolare di circa 4000 mq.