Torniamo indietro agli anni ’80. La nazione, imbambolata davanti alla televisione, è in preda a edonismo sfrenato e grande voglia di disimpegno. Al cinema Tom Cruise pilota aerei e Michael J. Fox viaggia nel futuro. I nostri fratelli sognano di emulare Mark Landers e le nostre sorelle si vestono come Madonna in Cercasi Susan disperatamente con tanto di pizzi e orecchini a croce, mentre di noi giochiamo con la villa di Barbie e le Crystal Ball. Contemporaneamente a Milano, davanti “Al Panino” di Via Agnello si raduna una folla di ragazzi delle medie e del liceo, abbronzati e uniti da consumismo, vanità, gusto per gli eccessi e, soprattutto, un rigido codice di abbigliamento.
Alla fine degli Anni 70 il centro di Milano era impraticabile, in piazza San Babila stavano quelli di destra, in piazza Santo Stefano quelli di sinistra e anche solo sbagliare un capo d’abbigliamento poteva essere pericoloso. Appena si allentò un po’ la tensione, i ragazzi cominciarono a creare nuovi punti d’incontro: accadde così che al bar Al Panino, in piazzetta Liberty, il sabato pomeriggio si ritrovassero i figli della buona borghesia cittadina, che magari si erano conosciuti a Courmayeur o a Madonna di Campiglio, a Santa Margherita o a Forte dei Marmi. Tutti con il mito dell’America e con pochissimo interesse per la politica, questi erano i Paninari.